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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 12
 
originale
 
[12] mitto enim dicere alta illa et diuina Platonica, rarissimo cuique piorum ignara, ceterum omnibus profanis incognita: geminam esse Venerem deam, proprio quamque amore et diuersis amatoribus pollentis; earum alteram uulgariam, quae sit percita populari amore, non modo humanis animis, uerum etiam pecuinis et ferinis ad libidinem imperitare ui immodica trucique perculsorum animalium serua corpora complexu uincientem: alteram uero caelitem Venerem, praeditam [quae sit] optimati amore, solis hominibus et eorum paucis curare, nullis ad turpitudinem stimulis uel illecebris sectatores suos percellentem; quippe amorem eius non amoenum et lasciuum, sed contra incom[i]tum et serium pulchritudine honestatis uirtutes amatoribus suis conciliare, et si quando decora corpora co[m]mendet, a contumelia eorum procul absterrere; neque enim quicquam aliud in corporum forma diligendum quam quod ammoneant diuinos animos eius pulchritudinis, quam prius ueram et sinceram inter deos uidere. quapropter, ut semper, eleganter Afranius hoc scriptum relinquat: 'amabit sapiens, cupient ceteri', tamen si uerum uelis, Aemiliane, uel si haec intellegere unquam potes, non tam amat sapiens quam recordatur.
 
traduzione
 
E tralascio di significare quell'alto e divino concetto di Platone noto, salvo eccezione, alle anime religiose, ma sconosciuto a tutti i profani: che vi siano due Veneri, signora ciascuna di un proprio amore e di amatori diversi; l'una ? la Venere popolare che si scalda all'amore volgare e sprona alla libidine gli animi non solo degli uomini ma anche degli animali domestici e selvaggi, avvinghiando insieme in una passione sfrenata e selvaggia i corpi asserviti; l'altra, la Venere celeste, preposta al pi? nobile amore, ha cura degli esseri umani soltanto, di pochi tra essi, n? per impulsi di libidine n? per lusinghe abbatte i suoi adoratori; ch? il suo amore non voluttuoso e sollazzevole, ma disadorno e severo rivolge i suoi amanti alla virt?, colla bellezza morale: e se talora ci richiama alle belle persone, ci distoglie dal far loro oltraggio: e infatti per questo solo ? amabile la bellezza dei corpi, perch? essi richiamano l'anima divina e quella vera e pura bellezza ch'essa vide prima tra gli d?i. Per ci?, sebbene con molta eleganza Afranio abbia lasciato scritto: ?amano i saggi, bramano gli altri?, tuttavia, Emiliano, se vuoi saper la verit? e se sei capace di comprendere qualche cosa, il sapiente non tanto ama quanto ricorda.
 

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